lunedì 9 aprile 2012

Dna, onde e acqua. Di Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina.

Luc Montagnier, medico e virologo francese di fama mondiale, premio Nobel per la medicina nel 2008, attribuito grazie alla scoperta del virus dell'Aids, ha pubblicato un articolo su una rivista scientifica intitolato "Dna, onde e acqua".

Introduzione di Roberto Giacobbo

"Una strabiliante idea si sta facendo largo nella Comunità Scientifica. Un'idea che sa di fantascienza ma che, invece, potrebbe portare dei grandi benefici nella vita di tutti i giorni e anche nella medicina.

Si tratta della possibilità di trasmettere il Dna.

Proprio come si può fare con la musica, attraverso le onde radio, ma c'è di più. Chi fosse in grado di ricevere questo Dna sarebbe anche nella condizione di poterlo duplicare. Insomma, qualcosa di realmente molto importante e di sorprendente. E pensate, l'elemento che potrebbe permetterci di fare tutto questo è, semplicemente, l'acqua."

Di seguito il video dell'indagine della trasmissione Voyager, condotta da Roberto Giacobbo, andata in onda lunedì 26 marzo 2012 su rai due.


Link video: www.youtube.com

Link correlato: Wikipedia - Luc Montagnier

domenica 1 aprile 2012

Alle superTerre piacciono le nane rosse.

Rappresentazione artistica di un
tramonto visto da Gliese 667 c
Uno studio su dati HARPS dell'ESO.

Questa classe di pianeti, poco più grandi della Terra, sembra essere comune intorno alle deboli stelle rosse. Inoltre, non raramente, nella cosiddetta fascia di abitabilità. L'ultimo scoperto, Gliese 667 C avrebbe le condizioni adatte per la presenza di acqua liquida sulla superficie.

Di Francesco Rea

La vita al di fuori del sistema solare? Probabilmente vicino ad una stella rossa. È quanto sembra venire fuori da uno studio condotto da un team internazionale di astronomi che ha usato i dati di sei anni di osservazioni compiute con lo spettrografo HARPS, il cacciatore di pianeti dell’ESO.

Secondo quanto riportato, infatti, il numero di super – Terre, pianeti che misurano da una a dieci volte le dimensioni della Terra, sarebbero comuni nelle fascie abitabili intorno a deboli stelle rosse. E considerato che le nane rosse rappresentano circa l’80% delle stelle della Via Lattea e alcune distano “appena” 30 anni luce dal nostro Sole, la caccia alla vita su questi pianeti diventa decisamente interessante.

“Le nostre nuove osservazioni con HARPS indicano che circa il 40% di tutte le nane rosse ha una super-Terra in orbita nella zona abitabile, dove l’acqua può esistere allo stato liquido sulla superficie del pianeta”, dice Xavier Bonfils (IPAG, Osservatorio di Scienza dell’Universo di Grenoble, Francia) che guida l’equipe. “Poiché le nane rosse sono così comuni – ce ne sono circa 160 milliardi solo nella Via Lattea – questo ci porta al sorprendente risultato che ci sono decine di miliardi di questi pianeti solo nella Via Lattea”.

L’equipe di HARPS ha analizzato un campione ben selezionato di 102 nane rosse nei cieli australi, osservate per un periodo di sei anni. Sono state identificate in totale nove super-Terre (pianeti con massa tra una e dieci volte quella della Terra) tra cui due nella zona abitabile, una in Gliese 581 e una in Gliese 667 C. Gli astronomi hanno potuto stimare la massa del pianeta e la dimensione dell’orbita, cioè quanto il pianeta sia lontano dalla stella.

“La zona abitabile, cioè la regione in cui la temperatura permette all’acqua di essere liquida sulla superficie del pianeta, è molto più vicina alla stella per una nana rossa che per il Sole.” spiega Stéphane Udry (Osservatorio di Ginevra e membro dell’equipe scientifica). “Ma le nane rosse sono soggette a eruzioni stellari e brillamenti che potrebbero inondare il pianeta di raggi X o ultravioletti e che renderebbero la presenza di vita molto meno probabile”.

Uno dei pianeti scoperti dalla survey HARPS di nane rosse è Gliese 667 Cc. Anche se questo è un pianeta pesante quattro volte la Terra, è il parente più prossimo al nostro pianeta finora trovato e quasi certamente, dicono dall’ESO, ha le condizioni adatte per l’esistenza di acqua allo stato liquido sulla superficie.

“Ora che sappiamo che ci sono molte super-Terre attorno a nane rosse vicine, dobbiamo identificarne sempre di più usando sia HARPS che futuri strumenti. Alcuni di questi pianeti dovrebbero passare di fronte alla loro stella madre durante l’orbita — questo apre l’entusiasmante possibilità di studiare l’atmosfera del pianeta e cercarvi segni di vita”, è la chiosa di Xavier Delfosse, altro membro dell’equipe.


Link correlati: Corriere della Sera

Link articolo: www.media.inaf.it

Pianeti con i capelli bianchi.

Rappresentazione artistica di
HIP 11952 e dei suoi due giganti gassosi.
Crediti: Timotheos Samartzidis
QUASI 26 MILIARDI DI ANNI IN DUE

Sono fra i più antichi conosciuti, e si trovano a 375 anni luce dalla Terra, in orbita attorno a HIP 11952: una stella antichissima, 12.8 miliardi di anni l’età stimata. Fra gli autori della scoperta, quattro astronomi italiani: tre sono donne, e tutti lavorano all’estero.

Di Marco Malaspina

Dopo il pianeta più piccolo, quello più caldo, quello più nero, quello più liquido, quello più veloce e quello più simile alla Terra, ecco arrivare il turno del pianeta più vecchio. Anzi, dei più vecchi, perché di mondi matusalemme ne sono stati scoperti ben due in un colpo solo. La Terra, con i suoi 4.5 miliardi di anni alle spalle, al confronto è una ragazzina. I due mondi orbitanti nel sistema planetario di HIP 11952, una stella nella costellazione della Balena, di anni ne hanno quasi il triplo: 12.8 miliardi a testa.

A individuarli, misurando lo stellar wobble – la variazione periodica della velocità radiale delle stelle dovuta a uno o più corpi che orbitano loro attorno – con lo spettrografo FEROS, un team di ricercatori guidato da Johny Setiawan, del Max-Planck-Institut für Astronomie. Del team fanno parte tre ricercatrici e un ricercatore italiani, tutti in attività all’estero: Veronica Roccatagliata (responsabile della survey, dello University Observatory di Monaco), Davide Fedele (della Johns Hopkins University, a Baltimore), Anna Pasquali ed Elisabetta Caffau (entrambe dell’università di Heidelberg, in Germania).

I due pianeti, che prendono il nome della stella madre con l’aggiunta delle lettere minuscole ‘b’ e ‘c’, sono entrambi giganti gassosi, con periodo orbitale di 290 giorni per uno e appena 7 giorni per l’altro. Nulla d’eccezionale, due mondi alieni come tanti. Se non fosse per la composizione stella che li ospita, talmente “light” da rendere la presenza di un sistema planetario attorno a essa un fatto del tutto inaspettato. «Il primo esempio di un sistema analogo, in orbita attorno a una stella poverissima di metalli, HIP 13044, l’avevamo individuato già nel 2010», ricorda Veronica Roccatagliata (vedi la news su Media INAF sul “Pianeta extrasolare extragalattico”). «All’epoca pensammo che si trattasse d’un caso più unico che raro. Ora, alla luce di questa nuova osservazione, pare invece che l’esistenza di pianeti attorno a stelle del genere sia più comune del previsto».

Quando dicono “a bassa metallicità”, gli astronomi intendono una stella fatta quasi interamente di idrogeno ed elio, i due elementi più “light” della tavola periodica. E un tipico indicatore di “leggerezza” è la bassa abbondanza di ferro: ebbene, HIP 11952 ha un’abbondanza di ferro pari ad appena l’uno per cento di quella del Sole. Ma c’è di più: oltre a essere straordinariamente povera di metalli, con la sua veneranda età è anche fra i sistemi planetari più antichi che si conoscano. «È come aver trovato un reperto archeologico nel giardino di casa», dice Johny Setiawan. «Questi pianeti, probabilmente, si sono formati quando la Via Lattea era ancora bambina».

L’individuazione di HIP 11952 b e di HIP 11952 c è avvenuta grazie a FEROS (Fibre-fed Extended Range Optical Spectrograph), uno spettrografo installato sul telescopio da 2.2 metri del Max Planck e dell’ESO che sorge all’osservatorio dello European Southern Observatory di La Silla, in Cile.

Per saperne di più:
Link articolo: www.media.inaf.it